La canapa è una pianta erbacea dal profumo caratteristico a ciclo annuale, il cui habitat originario è oggetto di annose discussioni fra gli studiosi. Sino a poco tempo fa si riteneva che fosse originaria delle zone temperate dell’Asia, e sono state di volta in volta proposte le zone montuose del Caucaso, l’area del Mar Caspio, l’Asia centrale, la Cina orientale o quella occidentale. Ultimamente, fra i botanici cinesi si sta diffondendo l’opinione che la canapa sia originaria della regione di Xinjiang, nella Cina occidentale (Wu & Raven, 2003). Tuttavia, l’antichità del rapporto dell’uomo con questa pianta e la conseguente ampia diffusione attraverso la sua coltivazione, rendono difficoltosa l’individuazione dell’origine spazio-temporale del suo utilizzo umano, e i ritrovamenti archeologici nell’area europea e del Mediterraneo portano comunque a sospettare una non esclusiva origine cinese.
Ben presto le popolazioni nomadi che abitavano la regione impararono ad utilizzare questa pianta che facilmente cresceva autoctona, riconoscendo il valore sia dei fusti, da cui potevano ricavare dell'ottima fibra, sia dei semi e delle foglie, contenenti preziosi nutrienti per l'uomo e per gli animali. Il passo per utilizzare questa pianta anche a scopo magico o religioso, riconoscendo le virtù di nutrimento spirituale, legato all'assunzione della resina che ricopre i fiori e le foglie di Canapa fu breve.
I ritrovamenti asiatici più antichi parrebbero essere localizzati in Giappone, presso i reperti della cultura Jomon; questa occupò tutto l’arcipelago giapponese durante il lungo periodo del 12000-500 a.C. e fu caratterizzata da un’economia di caccia e raccolta congiuntamente alla produzione sin dai suoi primordi di vasellame, ma con scarsa evidenza di attività agricole. L' adattabilità climatica della pianta, la semplicità della sua coltivazione, unite alla ricchezza di prodotti da essa ottenuti, lasciano ritenere che la Canapa sia stata una delle più antiche colture praticate dall'uomo. E’ stata evidenziata la presenza di piante coltivate, inclusa la canapa, nei siti di Matsugasaki e Torihama del Giappone centrale; presenza datata al 4000-3220 a.C. (Matsui & Kenehara, 2006). Una data molto più antica sarebbe stata determinata nel sito di Okinoshima, nella penisola di Boso, Giappone centrale. Questo sito era probabilmente un campo temporaneo per la pesca e sono state scavate tre unità sedimentarie. Nell’unità II erano presenti in maniera sparsa artefatti in pietra, frammenti di vasellame, palle di cenere (queste ultime risultanti probabilmente dalla bruciatura artificiale di erbe), ossa di delfini e altri reperti riconducibili a un’attività antropica. Aderenti ai frammenti di vasellame sono stati identificati in numero limitato dei macrofossili vegetali, fra cui frutti di Cannabis sativa. L’analisi al radiocarbonio di questi frutti di canapa ha rivelato una possibile datazione del 8210-8130 a.C. (Kudo et al., 2009), ed è stato ipotizzato che questa pianta venisse coltivata già durante questa fase della cultura Jomon (Okazaki et al., 2011). Tuttavia, né si può essere certi di un’attività agricola associata a questi reperti, né parrebbe chiaramente definito il livello di intenzionalità antropica della presenza di questi macrofossili di Canapa, poiché, come affermato dalla medesima equipe di Okazaki (ibid., p. 91), “L’assemblaggio macrovegetale ottenuto dai frammenti di vasellame riflette l’ambiente circostante l’insediamento umano. Si ritiene che il sedimento dell’unità II sia stato trasportato dalle regioni superiori attraverso il flusso di detriti e depositato sul piano costiero”. Altri ritrovamenti provengono da alcune culture neolitiche della Cina centro-orientale. Nell’antico erbario Pên-ts’ao Ching, compilato durante la dinastia Han nel I o II secolo d.C., ma che riporta tradizioni molto più antiche, viene riportato che la canapa cresceva selvatica “attorno al monte T’ai, ma ora è comune ovunque” (Li, 1974a). Il monte T’ai si trova nell’attuale provincia di Shangtung, nella regione più centro-orientale della Cina, e la citazione dell’erbario potrebbe indicare il fatto che quell’area fu la zona originaria della pianta, e che da li l’uomo la diffuse “ovunque” mediante la sua coltivazione.
La cultura neolitica di Yang-shao, datata dal V al III millennio a.C., si diffuse nelle provincie centro-orientali di Honan, Shhanxi e Shanxi. In alcuni vasi di terracotta sono rimaste incise le impronte di tessuti e cordami di canapa che servirono per la loro fabbricazione. La datazione al radiocarbonio di alcuni di questi oggetti venuti alla luce nel sito di Pan-p’o (vicino a Sian, nella provincia di Shanxi) è risultata essere fra il 4115 e il 3535 ± 110 a.C. (Chang, 1969). Altre impronte di tessuti di canapa sono rimaste impresse sulla terra battuta di una tomba del sito di Huan-hsien (provincia di Shanxi) appartenente alla medesima cultura Yang-shao. Un insieme cospicuo di fusi, aghi e altri strumenti rinvenuti nei diversi siti di questa cultura, evidenziano una significativa attività tessitrice, e la fibra di canapa fu probabilmente la principale materia prima per l’elaborazione di cordami e tessuti.
Anche presso la cultura neolitica Lung-shan, successiva a quella Yang-shao e datata fra il 2300 e il 1200 a.C., è stata ritrovata documentazione dell’utilizzo come fibra della canapa. Presso le culture successive dell’Età del Bronzo e del Ferro la documentazione diventa sempre più frequente, sino a produrre un’evidenza diretta in un frammento di tessuto di canapa datato alla dinastia Chou, venuto alla luce in una sepoltura della cosiddetta cultura Chou (a Zhou) Occidentale (1046-771 a.C.) nella provincia di Shanxi (Ko, 1972).
Alla cultura Chou Orientale (770-221 a.C.) appartengono centinaia di reperti chiamati “documenti di giuramento”, che sono lastre di giada o di pietra con dipinte sopra delle iscrizioni rosse, scoperte nella provincia di Shanxi. Fra le iscrizioni appare il carattere ma, che significa “canapa”, in un contesto di accezione “negativa”, che nell’antica Cina era un seconda aggettivazione attribuibile all’effetto stupefacente della pianta (dove il concetto “negativo” non era corrispondente a quello che diamo oggigiorno noi occidentali) (T’ao & Wang, 1972). Ciò è una testimonianza della conoscenza degli effetti psicoattivi della canapa, e che questa non era quindi utilizzata solo per la sua fibra.
Un interessante ritrovamento è stato effettuato nel corso degli scavi delle tombe di Yanghai, situate in una regione desertica dello Xinjiang, nella Cina occidentale. In una di queste tombe (Stanza 90 tomba n. 1), che conteneva il corpo di un uomo di una quarantina d’anni d’età e di struttura fisica caucasoide, fra il corredo funebre sono stati ritrovati un cesto e una scodella di legno che contenevano un ammasso vegetale costituito da frutti, foglie e steli di Cannabis. L’analisi con il metodo del radiocarbonio ha fornito la data del 500 a.C. L’ambiente fortemente arido ha permesso una conservazione del materiale vegetale alquanto eccezionale, dove si sono potute osservare ancora in ottimo stato le strutture macroscopiche e microscopiche delle diverse parti della pianta di canapa. Nelle tombe di Xinjiang non sono stati ritrovati tessuti e fibre di canapa, un dato che evidenza una differente finalità della sua presenza nell’inumazione. La tipologia di offerte funerarie associate alla tomba di questo uomo ha suggerito il fatto che si trattasse di uno sciamano, e la funzione della canapa appare essere associato alle sue proprietà psicoattive (Jiang et al., 2006). Resti di canapa sono stati ritrovati anche in un’altra tomba del medesimo sito di Yanghai (Tomba 213, Gruppo n. 2), associata ai resti di un uomo caucasoide. In questo caso, la canapa era associata a resti di cappero (Capparis spinosa L.), entrambi contenuti nel medesimo vaso d’argilla. La datazione al C-14 è risultata essere del 620 a.C. circa (Jiang et al., 2007).
Cesto (sinistra) e scodella di legno (centro) contenenti resti di canapa (destra) in una tomba di Yanghai, Cina, 500 a.C. (da Jiang et al., 2006, fig. 2, p. 415)
Sono state trovate stoffe di canapa in un buon stato di conservazione, che ricoprivano i corpi di due inumazioni scoperte nella provincia di Kansu e appartenenti alla tarda dinastia Han Occidentale, datata fra il 100 a.C. e il 100 d.C.
A un periodo anteriore al 104 a.C. fanno parte alcuni frammenti di carta di canapa scoperti in una tomba di un sito archeologico della provincia di Shanxi, un fatto che anticipa la data dell’invenzione della carta in Cina, solitamente attribuita a Marquis Ts’ai Lun nel 105 d.C. (Pan, 1964). Ts’ai Lun inventò una carta costituita di vecchie reti da pesca – a quei tempi fatte di canapa –, vestiti logori (anch’essi di canapa), fibre di canapa e corteccia d’albero. In realtà si trattava, non tanto dell’invenzione della carta, bensì di un perfezionamento di un’invenzione – la carta a base di canapa – vecchia oramai di due secoli (per una discussione sull’origine della carta, inclusa quella costituita di canapa, si veda Drège, 1987).
In una tomba della dinastia Han, datata al 100 a.C. e ritrovata a Changsha, nella provincia di Hunan, è stato rinvenuto il corpo di una donna e il suo corredo funebre in un eccezionale stato di conservazione, per via del particolare ambiente isolato e sigillato. Fra le offerte votive erano presenti semi di canapa accanto ad altre semenze, che venivano usate a quei tempi come fonte alimentare.
Nei testi cinesi antichi era presente un vocabolario differenziato per indicare la pianta della canapa, che aveva come termine generico ma, rappresentato da un ideogramma che denotava le sue qualità come pianta da fibra, in quanto vi erano raffigurate due fibre appese a uno stenditoio e poste sotto una tettoia.
Evoluzione dell’ideogramma cinese “ma”, che significa “canapa”. A sinistra il primitivo ideogramma nella scrittura chuan; al centro nella scrittura chieh; a destra nella scrittura hsing (da Li, 1974b, fig. 1, p. 295)
Il genere e le diverse parti della pianta erano così denominate: la pianta maschio i, si o hsi, quella femminile chü o tsu, i frutti fên, pên o bên, i fiori ma p’o, i semi ma-tzu o ma-jên.
Con il sopraggiungere delle coltivazioni di ulteriori piante da fibra, il termine ma assunse gradualmente il significato di fibra vegetale generica. In tal modo, la Boehmeria nivea (L.) Gaudich assunse il nome cinese di chi-ma, la Urtica thunbergiana Siebold & Zucc. prese il nome di ching-ma (entrambe queste piante appartengono alla famiglia delle Urticaceae), e l’Abutilon niveum Grisebe, della famiglia delle Malvaceae, presi il nome di chung-ma, mentre la pianta della canapa assunse i nuovi nomi di Han-ma (“ma cinese”) e hou-ma (“ma di fuoco”) (Li, 1974a, p. 46).
La parola ma è stata usata come radicale per formare altre parole, quali mo (“demone”), equivalente a ma + “diavolo”, ed è stata associata ad altri ideogrammi per formare nuove parole, come nel caso di ma-tsui, “narcotico”, derivante dall’associazione dell’ideogramma ma con tsui (“ubriachezza”), e di ma-p’i, “paralisi”, derivante dall’associazione di ma con p’i, “reumatismo”.
Nel già citato Pên-ts’ao Ching, che riporta tradizioni di antica data, forse raggiungenti il 2000 a.C., viene riferito che “i ma-fên (i frutti di canapa) se presi in eccesso faranno vedere i diavoli. Se presi per molto tempo, fanno comunicare con gli spiriti e illuminare il corpo”.
Nello scritto dinastico Hou Han shu, datato al II secolo d.C., viene riferita la notizia che un famoso medico, di nome Hua T’o, usava un decotto di canapa chiamato ma-fei-san (“composto bollito di canapa”) preso con del vino, per anestetizzare i pazienti prima di sottoporli ad operazioni chirurgiche dell’addome.
Lo stesso termine anestesia (Ma-zuì) 麻醉 simile sia in cinese che in giapponese (masuì) è formato
dai due ideogrammi “ma” (canapa) 麻 e zuì (intossicazione, intorpidimento) 醉.
Illustrazione della pianta della canapa e relativa descrizione dei suoi impieghi come medicinale nell’erbario cinese Chêng-lei pên-ts’ao del X secolo d.C.
I testi sacri indiani, i libri dei “Veda” (Sapienza), compilati tra il XIV ed il X secolo a.C. parlano di una sostanza chiamata “soma”, sacra a Shiva, utilizzata in diversi tipi di cerimonie religiose, mistico-meditative e medicamentose; gli effetti descritti di espansione delle percezioni e rilassamento generale, lasciano ragionevolmente supporre che si trattasse proprio di canapa. In particolare nell’AtharvaVeda la pianta viene indicata per “liberare dall’ansia”. Alcuni scritti sanscriti farebbero risalire la canapa ad origine mitologica. Secondo la leggenda Indra, re degli déi, provando pietà per il popolo degli umani, gli regalò una bevanda a base di cannabis cosicché anch’essi potessero sperimentare le sue virtù: euforia, ampliamento delle percezioni, perdita della paura ed eccitazione sessuale.
Contestualmente l’utilizzo della prodigiosa “erba” diviene abituale nel Bihar, in Nepal e Pakistan e più a nord in Mongolia e Tibet; così come si estende dall’Egitto verso sud, diventando un medicamento essenziale contro crampi, epilessia e gotta per Pigmei, Zulu ed Ottentotti.
In Africa la cultura della cannabis si è conservata sino a tempi molto recenti, e comunque non verrà mai completamente eradicata. Nel 1888 l’archeologo Herman von Wissman (1853-1905) in una relazione sugli usi e costumi presso le tribù Baluba e Bantu del Congo belga, descrive come riti, feste e trattati di alleanza fossero regolarmente celebrati fumando hashish e foglie di canapa secche in pubblico.
Prove dell'utilizzo della cannabis si hanno fin dai tempi del Neolitico anche in Europa, testimoniate dal ritrovamento di alcuni semi fossilizzati in una grotta in Romania. [Rudgley, Richard (1999). in Touchstone: The Lost Civilizations of the Stone Age.]
Si ricorda che nella definizione di periodo neolitico si comprende l'ultimo periodo dell'età della pietra, in cui l'uomo comincia le prime coltivazioni di piante e allevamento di animali.
Il più antico manufatto umano ritrovato è un pezzo di stoffa di canapa risalente all'8000 a.C. (Small and Marcus, 2002 Small E., Marcus D., ”Hemp: A New Crop with New Uses for North America” in 2002 ).
La Cannabis è una pianta che accompagna l'uomo da circa 5000 anni ed è riconosciuta per i suoi numerosi utilizzi (ElSohly, 2005).
La importanza nella vita quotidiana dei suoi prodotti favorì una rapida espansione dell' utilizzo della tradizione della Cannabis dalle zone di origine, principalmente verso il Medioriente, la Cina orientale, e l'India, attraverso le migrazioni dei popoli e i primi scambi commerciali. John L. Sorenson e Carl L. Johannesse,World Trade and Biological Exchanges Before 1492, Universe, Bloomington, 2009, p. 151.
Inizia così il lungo viaggio della Canapa accompagnando l'Uomo alla conquista dell'intero pianeta.
Tradizionalmente vengono descritti diversi momenti successivi della diffusione della canapa nel pianeta, definiti “Dispersione”.
Alla dispersione primaria, collocabile tra il 10000 ac e l’Era Pre-Cristiana seguì una dispersione secondaria durante tutto il Periodo Storico tra la nascita di Cristo fino al 1945. Nell'era moderna sta avvenendo una dispersione terziaria della specie.
Dispersione Primaria 10.000 ac - 500 ac
Dispersione Secondaria 500 ac - 1945
Dispersione Terziaria 1945 -2016
Le successive dispersioni possono ulteriormente essere suddivise, storicamente, in fasi diverse.
Riconosciamo quindi:
Dispersione Primaria
fase I: ca 10000 ac - 2000 ac (dispersione euroasiatica)
fase II: 2000 ac - 500 ac (dispersione africa e sudest-asiatica)
Dispersione Secondaria
fase III a: 500ac - 1545 (era cristiana e medioevo)
fase III b: 1545 - 1800 (il nuovo mondo)
fase IV: 1800 - 1945
Dispersione Terziaria
fase V: 1945-1990 (l'espansione nel dopoguerra)
fase VI: 1990-2016 (la situazione attuale)
Fase I della dispersione primaria
In questo periodo, databile circa tra il 10.000 ac e il 2000 ac si realizza la prima diffusione della genetica della Cannabis da i luoghi originari, zone di microclima favorevole, dove era riuscita a sopravvivere alle rigide temperature durante le glaciazioni del pleistocene.
Questi luoghi, identificabili come la zona del caucaso e la cina centrale, hanno custodito la genetica delle piante che conosciamo ora. Questa versione di piante di cannabis ancestrali viene definita "antenato putativo" ed apparteneva a due tipi distinti: la varietà che ha dato origine alla pianta da fibra o PHA (putative hemp ancestor) e la varietà che ha originato le piante da droga PDA (putative drug ancestor).
Da queste zone rifugio, mentre i ghiacci si ritiravano, la cannabis inizia, insieme alle popolazioni del paleolitico il suo viaggio alla conquista del pianeta, occupando inizialmente le zone centrali di asia, oriente asiatico, montagne dell Hindu Kush e il subcontinente indiano.
I PHA sono rimasti custoditi nella zona caucasica e hanno dato origine successivamente alle varietà ancestrali a foglia stretta da fibra europee (NLHA Narrow Leaf Hemp Ancestror).
I PDA, nella zona mountuosa dell' Hegduan, odierna cina centrorientale, hanno dato origine alle varietà da droga ancestrali NLDA e BLDA, diffuse prima nella zona dell'hindu kush e successivamente verso l'afganistan.
I PDA si suppone abbiano dato origine anche alle varietà cinesi da fibra a foglia ampia BLH diffuse in cina in oriente.
In questi luoghi si pensava si fossero sviluppati i quattro differenti taxa in cui viene distinta la cannabis:
1. Cannabis sativa spp. sativa o Narrow leaf hemp NLH
2. Cannabis Indica spp. sativa o Narrow leaf drug NLD
3. Cannabis Indica spp. Afghanica o Broad leaf Drug BLD
4. Cannabis Indica spp. Chinisnsis o Broad leaf hemp BLH
Dalle zone di origine si è diffusa nel corso dei secoli gradualmente verso tutte le altre parti del mondo (Fig. 1.1).
La prima fase della dispersione primaria, che trova prova nei ritrovamenti antichi cinesi ed europei sopra descritti, continua nella seconda fase della storia antica della Cannabis, con una rapida diffusone anche verso il continente africano e nel sudest asiatico, mentre in europa e in cina se ne consolida definitivamente l'uso.
La cannabis fu utilizzata dagli Assiri, che ne appresero le proprietà psicoattive dagli Arii e grazie ad essi, fu fatta conoscere ed utilizzare anche a Sciti e Traci, che cominciarono a farne uso anche durante i loro riti religiosi. (Cunliffe, Barry W., The Oxford Illustrated History of Prehistoric Europe, Oxford University Press, 2001, p.405)
Al nome “Sciti” (Skythai) utilizzato dagli antichi Greci corrisponde un insieme di tribù nomadi che vissero fra il VII secolo a.C. e il III secolo d.C. attorno al Mar Nero. A queste popolazioni viene oggi dato il nome di Sciti europei o del Ponto. L’origine di queste popolazioni è stata alquanto dibattuta fra gli studiosi, sebbene vi sia oggi concordanza in una loro origine asiatica. Il fulcro regionale dei proto-Sciti è probabilmente da ascrivere alle estese regioni degli Urali meridionali e delle zone del Mar Caspio e del Lago d’Aaral, e vi sono evidenze per strette relazioni e genesi culturali con le antiche Culture Kurgan dell’Asia centrale.
I Greci incontrarono gli Sciti del Ponto a partire dal VII secolo d.C. nel corso della loro colonizzazione del Mar Nero. Erodoto, che scrisse le sue Storie attorno al 500 a.C., descrisse ampiamente la storia e i costumi di queste popolazioni scitiche. In un suo famoso passo riportò l’uso della Cannabis da parte degli Sciti, internamente a una cerimonia di purificazione eseguita dopo la sepoltura di un re:
“Compiuta una sepoltura, gli Sciti si purificano nel seguente modo. dopo essersi unto e deterso il capo, al corpo fanno questo: piantati tre pali inclinati l’uno verso l’altro, vi stendono sopra tutt’intorno coperte di lana e, stringendole il più possibile, gettano pietre arroventate in una conca posta in mezzo ai pali e alle coperte.
Nasce presso di loro una pianta di canapa, assai simile al lino fuorché per spessore e grandezza: da questo punto di vista la canapa supera di molto il lino. Essa nasce sia spontanea sia seminata, e i Traci ne fanno anche vesti assai somiglianti a quelle di lino, e chi non fosse assai esperto non potrebbe distinguere se sono di lino o di canapa; chi poi non conosce ancora la canapa, riterrà senz’altro che la veste sia di lino.
Gli Sciti dunque, dopo aver preso semi di questa canapa, si introducono sotto quelle coperte, e poi gettano i semi sopra le pietre roventi. Il seme gettato fa fumo ed emana un vapore tale che nessun bagno a vapore greco potrebbe vincerlo. Gli Sciti mandano urla di gioia soddisfatti da questo bagno, perché non si lavano il corpo con acqua” (Plinio, Historiae, IV, 73(2)-75, nella traduzione di Augusta Izzo D’Accini, 1984, Mondadori, Milano, vol. 2, pp. 253-5).
Le ricerche archeologiche parrebbero aver confermato questa particolare pratica di uso della canapa. Nel sito archeologico della valle del fiume Pazyryk, nelle montagne dell’Altai orientale e a un’altitudine di 1600 metri sul livello del mare, sono state portate alla luce alcune decine di tombe a tumulo (kurgan), risalenti al 500-300 a.C. Queste tombe, appartenenti al ciclo culturale dei “Grandi kurgan dell’Altai”, si sono conservate nel ghiaccio e sono in relazione con le popolazioni scitiche asiatiche. Nel kurgan di Pazyryk 2, scavato nel 1947-48 da Sergei Ivanovich Rudenko, vi erano seppellite le mummie di una donna e di un uomo, quest’ultimo un probabile condottiero dell’età di circa 60 anni. Come in tutte le inumazioni di Pazyryk e di altri kurgan eurasiatici, il cadavere veniva sottoposto a un trattamento di mummificazione prima della sepoltura, con estrazione del cervello mediante trapanazione cranica e di tutti gli organi interni e dei muscoli. Accanto ai resti di sette cavalli sacrificati nel corso del funerale e a diversi utensili, strumenti musicali, specchi, nella sepoltura dell’uomo di Pazyryk 2 è stato ritrovato un calderone di bronzo con due manici, che era stato coperto con della corteccia di betulla; nel suo fondo è stato ritrovato del feltro, mentre la parte superiore era stata riempita con delle grosse pietre. Fra queste pietre sono stati ritrovati semi di canapa, alcuni dei quali erano carbonizzati.
Alcuni dei semi di canapa ritrovati nell’inumazione maschile del kurgan di Pazyryk 2 (da Russo, 2007, fig. 8, p.
1635)
Al di sopra del calderone sono stati ritrovati sei pali che erano legati insieme nella parte superiore per formare una specie di struttura per una tenda a cui era probabilmente sospeso il calderone. Accanto al calderone sono state ritrovate rimanenze di una coperta di cuoio decorata con motivi animali e che era forse servita per coprire la struttura in modo da completare la tenda per permettere l’inalazione dei vapori dei semi di canapa.
Tripode sopra a un incensiere di rame, uno strumento per l’inalazione dei fumi di canapa. Pazyryk (Altai orientale, 500-300 a.C.) (da Popescu et al., 2001, fig. 134, p. 140)
In un altro angolo dell’inumazione è stata ritrovata un’ulteriore struttura a sei pali coperta con corteccia di betulla, sotto alla quale v’era un braciere rettangolare a quattro gambe e il cui interno era riempito di pietre e di altri semi di canapa (Rudenko, 1970).
Braciere di bronzo ritrovato nel kurgan di Pazyryk 2, contenente semi carbonizzati di canapa (da Jettmar, 1981, p. 532)
Una camicia associata all’inumazione dell’uomo di Pazyryk 2, conservatasi quasi integralmente, è risultata essere
costituita da due tipi di tessuto, canapa e kendyr, quest’ultimo ricavato da una specie di Trachomitum, della famiglia delle Apocynaceae (Rubinson, 1990).
Camicia ritrovata nell’inumazione di Pazyryk 2, costituita di canapa e kendyr (da Charrière, 1979, fig. 320, rip. in
Rubinson, 1990, p. 51, fig. 4)
Anche in un’inumazione dei kurgan del sito archeologico di Shumaevo, localizzato nel distretto russo di Tashlinsky della regione di Orenburg, al confine con il Kazakhstan, sono stati ritrovati semi di canapa all’interno di una faretra. L’inumazione appartiene alla cultura Sarmata tarda del secondo secolo d.C. (Morgunova & Khokhlova, 2006). Ulteriori evidenze del rapporto degli Sciti con la canapa sarebbero venute alla luce in Ucraina (Pashkevich, 1999). Ma la pratica di bruciare semi su dei bracieri potrebbe essere molto più antica della cultura scita; sono stati ritrovati semi di canapa carbonizzati in un’inumazione (tumulo n. 12) in un sito della cultura neolitica Kurgan a inumazioni a fossa (pit-grave) nei pressi di Gurbanesti, un villaggio distante una cinquantina di chilometri da Bucarest, in Romania, e datato attorno al 2000 a.C. (Rosetti, 1959: 801). Semi di capana sono venuti alla luce anche in un vaso collocato vicino alla testa di un’inumazione dell’Età del Bronzo nella regione settentrionale del Caucaso (Markovin, 1963, p. 98, cit. in Ecsedy, 1979, p. 45).
E’ stata suggerita l’ipotesi che le lastre di pietra a forma di montone, rinvenute in Siberia e nell’Asia centrale, fossero forse altari portatili che servivano per bruciare semi e altri prodotti della Cannabis (Jettmar, 1964-65).
Nel passo sopra riportato Erodoto parla dei soli semi di canapa che venivano bruciati per produrre le esalazioni purificatrici, e nei resti archeologici sono effettivamente stati ritrovati solamente i semi di canapa. Non sono note proprietà inebrianti dei semi di questa pianta, e il rito scita descritto da Erodoto e confermato dagli scavi archeologici poteva aver avuto solamente scopi purificatori e non inebrianti. Tuttavia, la pratica di inalare i fumi dei semi bruciati di canapa comporta molto probabilmente la conoscenza degli effetti inebrianti dei fumi del resto della pianta e della sua resina.
La presenza della Cannabis nell’antico Egitto è stata oggetto di discussioni fra gli studiosi che si sono occupati del tema. Per alcuni autori, antichi e moderni, la canapa era totalmente sconosciuta fra gli antichi Egiziani (si vedano ad esempio Woenig, 1897, p. 189 e Germer, 1985, p. 23). Ma i dati archeologici e linguistici parrebbero contraddire quest’affermazione troppo recisa.
Da un punto di vista dell’evidenza diretta, cioè delle rimanenze materiali della pianta, sono venuti alla luce scarsi reperti. Resti di tessuto di canapa sono stati ritrovati ad El-Amarna nella tomba di Amenhotep IV (Akhenaton), un faraone che regnò nel XIV secolo a.C. (Martin, 1989, vol. II, p. 256). La presenza di polline di Cannabis è stata identificata nel suolo del sito di Nagada, in uno strato datato alla metà del III millennio a.C. (Emery-Barbier, 1990) e, sorprendentemente, all’interno della mummia di Ramesse II, faraone che morì agli inizi del 1200 a.C. (Leroi-Gourhan, 1985). V’è una generale difficoltà di distinguere fra i pollini del genere Cannabis e quelli del genere Humulus (cui appartiene il luppolo), entrambi della famiglia delle Cannabaceae, ma in questo caso non vi dovrebbero essere dubbi, poiché il genere Humulus non sembra fosse presente nell’antico Egitto (Russo, 2007, p. 12). Polline di canapa è stato ritrovato anche in una mummia del periodo tolemaico, datata attorno al 100 a.C. (Girard & Maley, 1987).
Per quanto riguarda gli aspetti linguistici, Dawson (1934) ha proposto l’identificazione del nome e del geroglifico ŝmŝmt (shemshemet) con la Cannabis. Il primo riferimento a questo nome si trova nei Testi delle Piramidi (§514) ed è datato al 2350 a.C. Vi si legge: “Il Re ha legato le corde della pianta ŝmŝmt”; ciò ricondurrebbe all’utilizzo della canapa per la sua fibra.
Il medesimo simbolo geroglifico si ritrova in diversi papiri medici scritti nella lingua ieratica. Nel Papiro Ramesseum III, datato attorno al 1700 a.C., si legge: “Un trattamento per gli occhi: sedano; ŝmŝmt; viene pestato e lasciato nella rugiada per tutta la notte. Entrambi gli occhi del paziente devono essere lavati con questo alla mattina” (A 26). E’ stato suggerito che si tratti di un rimedio antico per il glaucoma.
Nel Papiro di
Ebers, redatto durante la XVIII Dinastia (1550-1295 a.C.), si legge un rimedio di natura ostetrica: “Un altro medicamento
per raffreddare l’utero ed eliminare il suo calore: ŝmŝmt; pestare in miele; introdotto nella sua vagina. Questa è una contrazione”. In un altro passo del medesimo Papiro la pianta ŝmŝmt è indicata
come uno degli ingredienti per la cura dei vermi alle unghie dei piedi.
Nel Papiro di Berlino, redatto durante la XX Dinastia (1186-1069 a.C.), al passo 81 si legge: “Un rimedio per trattare l’infiammazione: foglie [o cime?] di ŝmŝmt; olio bianco. Da usare come un unguento”.
Nel Papiro Chester Beatty, del medesimo periodo del Papiro di Berlino, si legge un rimedio per un’affezione anale chiamata kapou, apparentemente un tipo di infiammazione: “Come lavaggio, per cacciare via le sostanze brucianti chiamate kapou nell’ano e per rinfrescarlo: ŝmŝmt ¼; la pianta djaret: 1/32; acqua mesta: 25 ro. Ciò verrà posto nell’ano, seguendo per quattro giorni” (Bt 24) (Per questi e altri passi nei papiri medici si vedano Russo, 2007 e Manniche, 1989, pp. 82-3; le datazioni dei papiri qui citati sono state prese da Nunn, 1996, p. 210).
Tra il 2000ac e il 1000 ac, nella seconda fase della Dispersione Primaria, si assiste ad un'ulteriore espansione verso il continente Africano ed Europeo ad opera delle popoli come Hittiti, Assiro Babilonesi, Egiziani e Fenici.
La prima e più famosa tavoletta medica Assira in cui compare la parola Canapa (British Museum of London )
Avicenna (1037ac- 980ac), scienziato medico, filosofo, matematico e fisico persiano vissuto intorno all'anno 1000 ac definito nell'antichità come il “Principe dei medici”, scrisse più di 250 opere su vari argomenti scientifico religiosi, dedicando alla Canapa un intero capitolo di una delle sue più importanti opere Il “Canone della Medicina”, in cui tramanda l'utilizzo medicinale della Canapa secondo la tradizione medica ayurvedica indiana.
Successivamente i Greci e Romani aiutarono a completare la diffusione della coltivazione della Canapa nel continente Europeo e nel bacino del Mediterraneo.
Nel 500 ac la coltivazione della Canapa è considerata coltura stabile per la produzione di fibra e semi.
Si nota che, maggiormente ci si allontana dalla zona di origine della pianta, sempre più si sfuma la tradizione degli utilizzi magico, religiosi o medicinali, a differenza dell'uso tessile, che risulta il più apprezzato e sfruttato nelle culture occidentali.
Nonostante, nell'Europa centrale, ancor prima dell'espansione dell'Impero romano, la cannabis era già coltivata ed usata nelle isole britanniche dalle tribù dei Celti e dei Pitti (III- IV sec a.C.).
Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia menziona le proprietà terapeutiche dell'erba, e ulteriori riferimenti si possono trovare nell'Antica Juliana del medico Nerone Discoprite.
Pubblicata nel 70 d.C., la “Materia medica” di Dioscoride, l’erbario più importante dell’antichità, contiene la più antica raffigurazione della pianta; Dioscoride la raccomanda per mal d’orecchi, edemi, itterizia e altri disturbi. Secondo Galeno le preparazioni di canapa sono utili contro le flatulenze, il mal d’orecchi e tutti i tipi di dolore. Lo stesso Galeno metteva in evidenza che, se si esagera con le dosi, “colpiscono la testa, immettendovi vapori caldi e intossicanti” (Walton, 1938).
I passaggi di Plinio, Marco Polo, Abu Mansur Muwaffaq e The Arabian Nights dimostrano senza ombra di dubbio che la cannabis era coltivata sia per la sua fibra sia per le sue proprietà psicoattive in tutta l’Asia, il Medio Oriente e gran parte dell’area del Mediterraneo.
Nei secoli dopo Cristo la documentazione diretta – tessuti, carta, cordami di canapa – diventa più frequente fra i reperti archeologici in tutta la Cina (Li, 1974a). Citiamo qui il reperto riguardante il cosiddetto “uomo di Yingpan”, una mummia di un uomo scoperto in una necropoli del bacino di Tarim, a Yingpan, nella regione occidentale cinese dello Xinijiang e datata attorno al 300 d.C. Il viso dell’uomo è coperto da una maschera fatta di canapa e di gesso, mentre la tunica, riccamente addobbata, è di seta con fili d’oro. Le fattezze fisiche ed artistiche dell’”uomo di Yingpan” lo riconducono a una tipologia occidentale, caucasoide, e non cinese (cfr. Knauer, 1999).
L’utilizzo in Cina della canapa come fibra, cibo, medicina e come droga psicoattiva è attestato, oltre che dai dati archeologici, dalle fonti scritte, alcune delle quali risalgono al secondo e al primo millennio a.C.
Uno dei riferimenti più antichi si ritrova nel testo Shih Ching (“Libro delle Odi”), del periodo della dinastia Chou (1046-256 a.C.), dove la canapa viene riportato come fibra e come seme alimentare. Viene descritta brevemente la sua coltivazione e la preparazione della fibra per l’impiego come fonte tessile.
Del medesimo periodo Chou sono il Li Chi (“Documenti dei Riti”) e il Chou Li (“Riti di Chou”), dove viene riportato in maniera alquanto dettagliata l’uso dei vestiti di canapa. Nel Li Chi vengono date istruzioni sull’uso di vestiti di canapa in occasione dei riti funebri, una tradizione che si è tramandata per secoli sino ai tempi moderni. Nel medesimo testo, i semi di canapa sono indicati come un importante alimento usato dai re durante certi periodi dell’anno.
L’uso della cannabis era diffuso anche in Africa secoli prima della colonizzazione europea. In Africa la cannabis era coltivata, utilizzata come fibra e come medicinale, inalata e a volte venerata in aree diversissime: dal Sud Africa al Congo al Marocco.
Si suppone che l'introduzione della cannabis in Africa risalga circa al 4000 ac, comunque le prime tracce nei ritrovamenti risalgono al periodo tra il 2000 ac e il 500 ac (Merlin 2003, Burny 1994, Van der Merwe 1975,2005).
L'uso della Cannabis in Africa venne tramandato soprattutto per motivi religioso medicinali attraverso due vie, una a nord della vasta distesa del deserto del Sahara, ostacolo naturale alla propagazione della cannabis, l'altra a sud di questa vasta area, diffondendosi dalle coste verso l'interno alla conquista diell'intero continente.
Inizia la fase di Dispersione Secondaria, precisamente la fase III, in cui avviene il consolidamento definitivo della coltivazione nell'area del mondo conosciuto prima della scoperta delle Americhe.
Si coltiva Cannabis per uso tessile in Europa, Asia, Indocina, Africa, India.
L'utilizzo medicinale risulta in secondo piano in questo periodo. Tramandato più da parte di quei popoli con una solida e antica cultura di
medicina tradizionale come i Cinesi o gli
Hindu o gli Arabi, vicini alla zona di origine della pianta, mantiene invece, nel mondo occidentale la valenza di fonte primaria di fibre per corde e
tessuti.
Comunque durante tutto il primo millennio dopo la nascita di Cristo, la Cannabis è stata un famoso rimedio a molte malattie diffuse in tutta Europa. Nel medioevo fu proibita in Spagna alla fine del VII secolo, e in Francia VIII, con accuse di stregoneria a chi facesse uso di Canapa. Carlo Magno invece, riportandola in voga, nel IX secolo esaltava la Canapa, la voleva coltivata su larga scala come materia prima preziosa per produrre tessuti, vele, cordame, e olio da lampade. In seguito furono i viaggiatori provenienti dall'Africa e dall' Asia a riportarla alla luce nel continente Europeo, divulgandone nuovamente l'uso medico.
La suora tedesca Idelgarda di Binden 1098-1179, colta erborista e guaritrice, studente di medicina greca antica e paganesimo curativo, ne apprese nuovamente l'uso e la nomina nella sua opera di scienze naturali “Physia” con descrizioni acutissime e precise.
Giovanna d'Arco 1412-1431 fu accusata di utilizzare “erbe diaboliche” per i riti di stegoneria, tra cui la Canapa, poco prima che, durante il periodo dell' Inquisizione, nel 1484, la Bolla Papale “Summis desiderantes”, di Papa Innocenzo VIII, vieta l'utilizzo ai fedeli di qualunque erba medicinale o allucinogena tra cui la Canapa, eccetto l'utilizzo del vino in uso nella pratica religiosa.
Nonostante la forte influenza della Chiesa, comunque, non si riuscì a impedire la diffusione in Europa settentrionale, come in Olanda e Danimarca, dove, ancor oggi è più accettata.
Intanto anche i monaci amanuensi, contravvenendo alla bolla Papale, copiavano i loro testi sacri su carta di Canapa.
Cristoforo Colombo giunse in centro America nel 1492 sulle sue famose Caravelle, equipaggiate con vele e corde di Canapa.
I più ritengono che dopo la scoperta dell’America ingenti quantità di canapa siano state importate sia dai conquistadores che da inglesi e francesi, per assolvere alla produzione delle fibre per i diversi usi e della carta, come avveniva in Europa. Altri ritengono che la canapa abbia attraversato lo stretto di Bering con le popolazioni asiatiche (abitanti le regioni degli attuali Giappone, IndoCina, Tibet, Mongolia, Siberia e pianure del centro Asia) che, tra i 30 e i 15 mila anni fa (alla fine dell’ultima glaciazione), fecero rotta verso Est conducendo la prima emigrazione verso il lontano continente americano. Gli Indiani d’America, secondo questa tesi avrebbero già conosciuto le virtuose proprietà della pianta. Non abbiamo però reperti o prove a supporto.
E' il 1545 che viene considerato l'inizio ufficiale della coltivazione in messico e in Cile.
Pedro Cuardado, un conquistador dell'esercito di Cortez, iniziò in quel periodo un fiorente commercio e coltivazione di canapa nel messico centrale. Pochi anni dopo, nel 1550 il governatore spagnolo emise un ordinanza che tentava di "limitare la coltivazione poichè i nativi avevano iniziato ad usare la cannabis non solo per la fibra" (Abel 1980, Monsk 1939).
Al contrario in Cile, sempre dal 1545, viene stimolata la produzione da fibra, con l'obbiettivo di sottrarre alla Russia il posto di primo produttore mondiale.
La Cannnabis arrivò nel nord America a Port Royal, Nova Scotia nel 1606, grazie a Louis Hébert, considerato il primo farmacista canadese.
Inizia con l'arrivo della cannabis nel nuovo mondo nel 1545 la seconda parte della Fase III della Dispersione Secondaria, che durerà sino al 1800 circa.
La Canapa fu utilizzata dal Medico, scrittore, umanista francese Francois Rabelais che nella sua opera del 1532 “Gargantua e Pantagruel”, la elegge come “Regina dei vegetali”, vantandone “azione antibiotica in grado di uccidere qualsiasi tipo di verme”. Nel capitolo 51 del terzo libro dell'opera, si attribuisce a Pantagruel la scoperta della Canapa, nominata dunque “Pantagruelione”.
Al servizio del Vcerè di Goa invece il medico portoghese Garcia da Orta cita la pianta nel suo libro “Colloqui sui semplici e sulle droghe dell'India”, 1563, attribuendole proprietà in grado di stimolare l'appetito, il sonno, la tranquillità, ma anche come afrodisiaco ed euforizzante.
Nel 1610 l'inglese Robert Burton, autore di “Anatomia della Melancolia” indica la Canapa come cura della depressione, per la quale è considerata !rimedio molto sicuro”.
Il New London Dispensary nel 1621 sosteneva l'importanza della Canapa nella cura della tosse ed itterizia.
In questo periodo i Puritani inglesi portarono i semi di Canapa nelle Americhe, introducendo l'impiego industriale di questa pianta, mentre l'uso medico ed inebriante, presumibilmente divulgato dagli schiavi arrivati con la tratta dall'Africa, divenendo un rimedio conosciuto ai nativi Pellerossa. Nell'attuale Zimbabwe, per esempi la Canapa è da sempre conosciuta ed utilizzata in medicina tradizionale come antidoto per il veleno di serpenti o come rimedi per la malaria, antrace, dissenteria e “medicina di guerra”.
I presidenti degli Stati Uniti Thomas Jefferson e George Washington possedevano campi di Canapa, Benjamin Franklin possedeva una cartiera che trasformava Canapa.
Lo stesso George Washington conosceva le proprietà medicinali della pianta.
Nel suo diario nell'agosto 1765, lamentava di aver separato le piante maschili dalle femminili troppo tardi, lasciando avvenire l'impollinazione, a discapito della qualità dei fiori. (Joseph W. Jacoph op p.32)
La Canapa è stata anche moneta in corso legale negli Stati Uniti per quasi 200 anni, fino all'inzio del 1800, quando le tasse potevano essere pagate con questa pianta.
Altri presidenti americani del periodo antecedente al proibizionismo, ne hanno elogiato le qualità favorendone la coltivazione: James Madison, James Monroe, Franklin Pierce, Zachary Taylor.
Nel 1753 Linneo battezzò la canapa Cannabis sativa, considerando l'esistenza di un'unica specie, mentre nel 1783 Lamarck ritenne, sulla base di significative differenze morfologiche, di dover distinguere il genere Cannabis in due specie distinte: la C. sativa, nativa dell'Europa, e la C. indica, propria dell'oriente.
L’industria della canapa da fibra fiorì tra il 1840 e il 1860 nel Kentucky, nel Missouri e nell’Illinois grazie alla forte domanda dell’epoca per la realizzazione di tele per vele e cordami (Ehrensing, 1998). Fino alla prima metà del 19° secolo, la canapa era la principale fonte di fibra tessile di origine vegetale e, in effetti fu descritta come "la regina della fibra, lo standard di riferimento per tutte le altre fibre" (Boyce 1900).
Da questa parte dell'atlantico invece Napoleone volle proibirla in Egitto, con un editto pubblicato l'8 ottobre 1800 recitante “L'uso della bevanda che alcuni musulmmanni preparano con la canape e il fumare i semi di canape sono proibiti in tutto l'Egitto. Coloro che hanno queste abitudini perdono la ragione e sono presi da deliri violenti che li spingono ad eccessi di ogni specie”.
Si deve attendere sino al diciottesimo secolo per la prima descrizione moderna delle proprietà terapeutiche della Cannabis, attribuita al medico irlandese W. S. O’Shaughnessy, che sulla base delle sue esperienze in India, ne fece conoscere le virtù alla comunità medica europea.
Laureatosi a Dublino nel 1831, dedicò la prima parte della sua esperienza clinica allo sviluppo della prima terapia volemica endovenosa, sviluppata come terapia, dall'osservazione di numerosi casi di colera.
Si trasferisce dunque in India per perfezionare i suoi studi e lì nota alcuni benefici derivanti dalla somministrazione terapeutica della Cannabis, in una forma e qualità differente dalla pianta conosciuta in Europa, con più marcate e soddisfacenti proprietà medicinali.
La trattazione di O’Shaughnessy si arricchisce di dettagli storici sugli usi della canapa conosciuti da scrittori sanscriti, arabi e persiani. Si dedica particolarmente all'osservazione della patologia tetanica. La cannabis non guariva dal tetano, ma era utilizzata come medicinale coadiuvante per mitigare alcuni fastidiosi sintomi.
O'Shaughnessy, W.B. (1839) Case of Tetanus, Cured by a Preparation of Hemp (the Cannabis indica.), Transactions of the Medical and Physical Society of Bengal 8, 1838-40, 462-469